Il progetto nasce come azione di salvaguardia e recupero della biodiversità delle coste laziali da parte del Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università della Tuscia.
Il progetto è destinato a proteggere e incrementare la biodiversità dei posidonieti, praterie sommerse di cui le coste dell’Alto Lazio sono ricche. Qui troviamo infatti ben 5 ZSC (Zone Speciali di Conservazione) tappezzate di prateria di Posidonia oceanica, cioè aree protette a livello europeo che ospitano questo habitat fondamentale per la riproduzione e la sopravvivenza di moltissime specie marine. I posidonieti sono dei veri e propri “hot-spot” di biodiversità in cui moltissime specie marine trovano cibo e rifugio e dove vanno a riprodursi e a far crescere i loro piccoli.
Proteggere e recuperare queste praterie sommerse non è solo un dovere nei confronti della natura, ma anche un investimento socioeconomico. Essendo aree di riproduzione di tante specie che hanno un valore per la piccola pesca costiera, accrescerne la biodiversità equivale a garantire un continuo apporto a questo importante settore della nostra economia.
Due Zone Speciali di Conservazione lungo le coste del Comune di Tarquinia sono state protette dall’impatto della pesca illegale grazie all’installazione delle Reef Ball.
Nell’ambito di questo progetto, sono state collocate intorno alle praterie di Posidonia situate all’imboccatura del fiume Marta 60 Reef Ball, grazie alle quali verranno incrementate superficie, volume e complessità ecologica di queste aree importantissime.
Ciò consentirà di incrementare il popolamento locale di una specie di rilievo per la pesca costiera, l’astice europeo, attraverso azioni di ripopolamento associate a questi substrati artificiali.
Il CISMAR, il Centro Ittiogenico Sperimentale delle Saline di Tarquinia dell’Università della Tuscia, è impegnato nel recupero attivo delle specie marine impoverite dall’azione dell’uomo. Per questo progetto presso il CISMAR sono stati prodotti migliaia di piccoli astici che sono stati poi utilizzati per ripopolare i posidonieti protetti dalle strutture in cemento. I piccoli astici vengono allevati da madri catturate nelle stesse aree di rilascio, per garantire la compatibilità ecologica e genetica dei giovani liberati con i popolamenti locali. Il difficile processo di allevamento è stato messo a punto in anni di ricerche e permette di ottenere esemplari in perfetta salute e di cui si conosce la firma genetica, grazie allo studio fingerprint del loro DNA, in modo da poterli poi identificare quando, una volta cresciuti, saranno ricatturati dai pescatori.